Si riporta comunicato, a firma del Coordinatore Generale Domenico De Grandis, pubblicato dall’Agenzia Parlamentare per l’informazione politica ed economica (AGENPARL).
(AGENPARL) Roma, 07 feb - Al Comune di Roma i nostri delegati territoriali hanno partecipato ad una non meglio precisata riunione in data 6.2.2014. Dalla nota allegata si evince che Roma Capitale fa fatica ad osservare norme chiarissime, sia contrattuali che di legge. Per dimostrare quanto appena affermato, devo fare una doverosa premessa. Il contratto collettivo di lavoro vigente prevede due livelli di contrattazione: un primo di livello nazionale e un secondo, di livello decentrato (territoriale). Il primo stabilisce chi è titolato alla gestione del contratto ( art.10 ccnl 1.4.1999) . Inoltre stabilisce i criteri per il calcolo delle somme che ciascun ente deve rendere disponibili per la retribuzione accessoria destinata a compensare efficienza e risultati. La delegazione trattante è competente per la stipula del contratto collettivo decentrato a livello di singolo ente ed è composta: - per la parte pubblica, dal dirigente designato da ciascuna amministrazione; - per i lavoratori : dagli rsu (rappresentanti del lavoratori eletti) e dai rappresentanti territoriali delle sigle firmatarie del contratto nazionale. La delegazione trattante formata con delibera di giunta. Il Presidente della delegazione trattante, sulla base dell’atto d’indirizzo preventivamente verificato dall’organo di controllo interno, provvede a convocare le parti per la stipula del contratto collettivo decentrato. Raggiunta e sottoscritta l’ipotesi di contratto, il presidente della delegazione trattante trasmette all’amministrazione l’accordo raggiunto e, previ verifica dell’organo di controllo interno, riceve mandato a sottoscrivere l’ipotesi di ccnl. La parte sindacale, per proprio conto, convoca i lavoratori e ne verifica il consenso. Mi scusi se mi sono permesso di illustrare tutto ciò, ma è prodromico al resto. Da quello che ci è dato sapere, invece, Roma Capitale vorrebbe rivedere al ribasso il contratto già sottoscritto da anni e mai adeguato per via delle leggi che ne hanno vietato il rinnovo con incremento di spesa. Il contratto collettivo può essere modificato solo con il consenso di tutte le parti che lo hanno sottoscritto. In pratica, Roma Capitale dovrebbe deliberare un nuovo atto di indirizzo, farlo verificare agli organi di controllo per la congruità e dare mandato al responsabile della delegazione trattante perché convochi i componenti la delegazione trattante: sindacati e rsu. Quest’ultimi ricevuto mandato dai lavoratori, informati sul nuovo interesse dell’azienda, partecipano ai lavori. Quando un ipotesi è stata raggiunta si da corso alla procedura sopra sinteticamente indicata. Bene, al Comune di Roma niente di tutto questo. Infatti, si apprende tutto dai giornali; un non meglio precisato soggetto (dott.ssa Conti ), che non è nemmeno il presidente della delegazione trattante convoca in poche ore una riunione, senza ordine del giorno e senza l’inoltro degli atti propedeutici ; quindi senza che sia dato sapere se è autorizzata alla convocazione, da chi e per cosa.
Alla riunione medesima sono presenti non solo i sindacati, ma persone di ordine e grado che non rientrano tra i soggetti elencati nell’invito medesimo, ne titolati in nessun modo a parteciparvi: politici, amministratori, segretario comunale. Per giunta si discute e si spazia in lungo e largo, anche perché la convocazione non ha un ordine del giorno: probabilmente siamo in presenza di un modo di fare alla Cettolaqualunque, con i suoi proverbiali assessorati alle “varie ed eventuali”. Così si fa mezzanotte e prima che il carrozzone si trasformi in zucca: tutti a casa. Neanche il più fantasioso amministratore di condominio sarebbe in grado di far meglio. Se l’obiettivo dell’amministrazione è quello di tagliare gli stipendi, devono dirlo, motivarlo e proporlo come per legge. Poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Il sindacato deve rappresentare i lavoratori, ma non può decidere per essi, in riunioni del tipo di quello di ieri: noi sindacalisti siamo solo dei delegati e non gli ulteriori “padroni” dei lavoratori. Se il problema è il taglio al costo del lavoro, bene invitiamo a cominciare dalla dirigenza, segretario in testa. Il modo di gestire da noi segnalato è un fulgido esempio che tagliare, almeno in quel settore, si può e si deve. Noi del Diccap abbiamo rifiutato di firmare quel non meglio precisato atto. Siamo pronti al confronto, purchè serio. Questo teatrino non appartiene né a noi, né ai lavoratori i quali, ancor prima dello stipendio, devono ricevere rispetto. Quanto minacciato, cosi come attuato, in assenza e rispetto delle norme è solo un loro chiaro segno di debolezza. In data odierna si è provveduto a diffidare il Sindaco attraverso il nostro studio legale, per le ragioni su esposte.
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