A tutti Voi, carissimi colleghi,
come sapete, la spending review è legge, o meglio decreto legge.
Con ogni probabilità sarà convertito in legge entro i prossimi sessanta giorni e, conseguentemente, le amministrazioni pubbliche, comprese quelle del nostro comparto, non potranno esimersi dal rideterminare le dotazioni organiche.
Alla fine di questo percorso alcuni di noi potrebbero perdere il posto di lavoro ovvero una parte consistente del reddito. Tutto ciò non è nuovo nè giusto.
Per risanare la spesa pubblica poteva essere fatto qualcosa di diverso, invece di colpire, in termini di inusitata durezza, i soliti noti.
Per quanto le compete, la nostra O.S., sia in seno alla Confederazione, che singolarmente, intraprenderà tutte le opportune iniziative di lotta di cui Vi sarà data immediata informazione.
La Segretaria Nazionale, inoltre, sta approntando una struttura legale operativa su tutto il territorio nazionale per garantire ai colleghi idonee forme tutela sia sindacale che legale.
Ci batteremo perché ogni ente del comparto agisca nella più assoluta trasparenza e sopprima posti di lavoro solo laddove non sussistano alternative e , comunque, con le modalità meno afflittive e pregiudizievoli.
Quello che è insopportabile dell’intera vicenda è che, come al solito, i sacrifici li debbano sostenere i soliti noti mentre altri vedono ancora intatti i loro privilegi.
Pretendere che ognuno faccia la sua parte non è demagogia.
La vera demagogia è liquidare come “demagogia” l’argomento.
Troppo facile dire che i costi della crisi la debbano sostenere soltanto i dipendenti pubblici contrattualizzati e poi pretendere di continuare a fruire di vecchi privilegi come se nulla fosse successo.
Non è un problema (solo) economico, ma soprattutto civile.
Non è da paese civile che ci siano soggetti, quali i dipendenti pubblici, che vedono di manovra in manovra ridurre le proprie retribuzioni e altri che continuano a percepire ricche indennità o retribuzioni senza essere nemmeno sfiorati dalla spending review.
A tal riguardo due brevi notazioni di storia recente (o vecchia cronaca se volete).
La prima è cinematografica (ebbene si).
L’estate di esattamente 50 anni fa tra Roma e Castiglioncello , Risi girava uno dei capolavori del nostro cinema ”Il Sorpasso”.
Nel commemorare l’evento, Emiliano Morreale annota acutamente sul Sole dell’8 luglio u.s. "[..] la visione dell’Italia che emerge dal film di Risi è amarissima. L’Italia, nello sguardo dei nostri autori di commedie, è destinata a diventare un “paese mancato”. Dietro la maschera da vincenti di un paese il cui PIL galoppava, a sceneggiatori e registi apparivano una miseria morale, una corruzione intima [...]la patologia dell’Italia, la sua straordinaria vitalità e i germi del suo sfascio”. Sfascio soprattutto civile e solo consequenzialmente economico.
Ma nessuno volle raccogliere l’avviso.
Nemmeno un ventennio dopo, il 28 luglio 1981, nella storica intervista rilasciata a Eugenio Scalfari e ripubblicata in questi giorni, Enrico Berlinguer sollevava la famosa “questione morale” incontrando non lievi dissensi da parte anche dei suoi compagni di partito.
L’intervista stupisce per la sua immutata, anzi aggrava attualità ( a parte l’erroneo convincimento che il PCI fosse estraneo alla questione morale).
Ma merita di essere ricordata la conclusione dell’ intervista, perché ancora attuale: "quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire gli esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire".
E oggi dove è il consenso, la credibilità politica e la capacità di colpire gli esosi?
Prepariamoci ad una stagione di lotte, perché le parole di Enzo Biagi, rilasciate in un intervista non diventino profezia: “per eliminare un uomo, non c’è bisogno di ucciderlo, basta togliergli il lavoro”.
Un abbraccio a tutti Voi
Il COORDINATORE GENERALE
Domenico De Grandis