La Confsal a Palazzo Giustiniani incontra il Presidente del Consiglio incaricato, Sen. Mario Monti
INCONTRO
PRESIDENTE INCARICATO SENATORE, PROF. MARIO MONTI - PARTI SOCIALI
Palazzo Giustiniani, 15 novembre 2011 ore 15.00
La Confsal per un “progetto condiviso” funzionale alla crescita economica e occupazionale, alla stabilità della finanza pubblica e al recupero del ruolo primario dell’Italia in Eurozona e in Europa.
Documento sintetico di proposte e osservazioni, articolato per punti
- coniugare legalità, equità, rigore e sviluppo e puntare su lavoro, impresa virtuosa e pubblica amministrazione efficiente;
- abbandonare la politica economica dei “due tempi”: prima il risanamento dei conti e poi il sostegno alla crescita, bocciata dalla storia;
- avviare una politica economica “parallela” funzionale sia al risanamento dei conti e alla riduzione del debito pubblico e sia alla crescita economica e occupazionale;
- rendere conseguibile l’obiettivo del pareggio del bilancio pubblico al 2013;
- procedere, in tempi brevi e comunque utili, ad una organica ed equa riforma fiscale che comporti la riduzione di imposte e tasse per lavoratori, imprese e pensionati, attraverso una maggiore tassazione delle rendite di posizione e soprattutto un più deciso e incisivo contrasto a evasione, elusione e sommerso. Nel caso in cui si renda indispensabile una imposizione fiscale sui patrimoni, l’imposta dovrebbe interessare esclusivamente i grandi patrimoni con esclusione del piccolo risparmio e dei beni strumentali di impresa. Riguardo ad un possibile aumento dell’IVA, a meno che non riguardi esclusivamente i beni voluttuari e di lusso, si esprimono riserve per l’effetto negativo che potrebbe avere sul tasso di inflazione, tendenzialmente in aumento per cause endogene ed esogene;
- intensificare la lotta all’evasione-elusione fiscale e contributiva inasprendo le misure vigenti, anche con l’allargamento della previsione della sanzione penale, e introducendo uno strumento incisivo basato sul contrasto di interessi fra soggetti interagenti: la deducibilità fiscale, che in una prima fase potrebbe riguardare alcune fattispecie in cui l’evasione è diffusa e universalmente riconosciuta;
- prevedere interventi forti e investimenti concreti per il rilancio della crescita economica ed occupazionale con particolare riferimento alla formazione, alla ricerca ed innovazione tecnologica, alla fiscalità di vantaggio, all’energia e alle infrastrutture;
- definire ed avviare in tempi brevi un piano di lavoro a favore dei giovani e delle donne, con particolare attenzione alle aree economicamente deboli del Paese. Il piano dovrà necessariamente interessare la formazione, la puntuale realizzazione del progetto- apprendistato, la leva fiscale, nonché l’integrale utilizzazione di tutte le risorse disponibili, nazionali ed europee;
- pensare la riforma del lavoro valorizzando la “sana” flessibilità a tempo nel contesto di un welfare necessariamente potenziato, la stabilizzazione e la fidelizzazione, eliminando il disvalore della diffusa e lunga precarietà sia nel settore privato che in quello pubblico;
- avviare le privatizzazioni nei servizi pubblici con la consapevolezza che esse devono realizzarsi in un quadro organico di garanzie in funzione di una “vera e reale” concorrenza, al fine di evitare che monopoli ed oligopoli privati sostituiscano quelli pubblici con il prevedibile peggioramento del rapporto qualità-quantità del servizio/prezzo-tariffa. Intanto, si potrebbe intervenire in tempi rapidi eliminando o riducendo enti ed organi di gestione;
- procedere alle liberalizzazioni nel settore del lavoro autonomo e professionale da concretizzarsi con interventi organici, equi ed efficaci. L’attuale situazione, comunque, merita almeno un immediato ulteriore intervento di flessibilizzazione nei diversi ambiti e settori commerciali e professionali;
- attivare le dismissioni tenendo presente che la vendita del patrimonio pubblico può avvenire senza “perdita di valore” soltanto in un mercato che rispetti legalità di procedure e congruità dei prezzi;
- affermare le priorità della spesa pubblica escludendo la pratica iniqua ed inefficace dei tagli lineari ed eliminando gli sprechi, determinati in gran parte dall’invadenza della politica nelle pubbliche amministrazioni;
- prevedere ulteriori interventi orientati ad aumentare il grado di responsabilità nella pubblica amministrazione in un contesto generale più semplificato e trasparente, da realizzare in tempi brevi al fine di limitare il peso della burocrazia sull’attività delle imprese;
- tener presente che il sistema previdenziale e pensionistico italiano risulta in “relativo” equilibrio finanziario e, pertanto, andrebbe preso in considerazione al netto dell’intervento assistenziale per affrontare seriamente le vere questioni aperte del basso livello di una fascia delle attuali pensioni, della previdenza per i giovani lavoratori e complementare sia nel settore privato che in quello pubblico. Infine, si propone un intervento sull’entrata previdenziale, estendendo orizzontalmente il campo di contribuzione e agendo efficacemente sul fronte del contrasto all’evasione contributiva nell’ambito di una efficace lotta, anche con sanzioni penali, al lavoro sommerso;
- compensare le palesi iniquità causate dalla sequenza delle recenti manovre finanziarie per lavoratori e pensionati e le gravi ed inique penalizzazioni normative ed economiche per i lavoratori del pubblico impiego;
- definire e realizzare con puntualità il patto di stabilità interno basato sui costi standard per la spesa sanitaria, con l’eliminazione degli sprechi, salvaguardando i livelli essenziali dei servizi primari;
- ridurre i costi della politica, anticipando l’attuazione dei provvedimenti già previsti per legge e ampliando il campo di intervento;
- completare lo sblocco dei finanziamenti per le infrastrutture.
A livello di Eurozona si dovrebbe operare affinché la Governance economica punti decisamente su un “moderno” progetto per una effettiva e progressiva integrazione economica e finanziaria e una “nuova”, mirata e concreta solidarietà, in un quadro di garanzie fornite dai Paesi membri, che concorra a superare la grave crisi dell’area-euro e dell’Europa nel contesto della globalizzazione e lasci almeno aperte le prospettive dell’Unità politica europea.
A tempi brevi, si potrebbe puntare sulla tassazione delle transazioni finanziarie e sulla creazione dell’euro-bond, garantito da un fondo finanziario europeo con capitale conferito da riserve auree dei vari paesi e altre garanzie con precise finalità: il risanamento delle finanze nazionali dei paesi membri in difficoltà e gli investimenti in infrastrutture europee comuni e in piani energetici.
Infine, il sistema degli interventi pubblici volto a sostenere la crescita economica e occupazionale va considerato in un quadro condiviso di regole e, in parte, realizzato in ambito europeo, anche per la salvaguardia della sovranità italiana in eurozona.
Sul piano del metodo di confronto sarebbe auspicabile l’apertura di specifici tavoli Governo-Parti Sociali per l’indispensabile approfondimento delle questioni del lavoro, del welfare, dell’economia, della finanza pubblica e del fisco legate alle necessarie riforme strutturali.
La Confsal, in rappresentanza di un milione di lavoratori e in qualità di soggetto generale della politica del lavoro, del welfare, dell’economia e della finanza pubblica, nonché soggetto portatore degli interessi dei lavoratori e dei pensionati, conferma la sua coerente linea della responsabilità di fronte alla grave crisi che sta attraversando il nostro Paese e si dichiara disponibile a concorrere concretamente a costruire un progetto “condiviso ed equo”, funzionale alla crescita economica ed occupazionale e alla stabilità della finanza pubblica.
La Confsal, infine, si augura che “l’impresa” trovi una dimensione “ideale”, un ambiente produttivo tecnologicamente più evoluto, cicli produttivi più efficienti, un’organizzazione del lavoro che privilegi il rapporto produttività-premialità, attraverso la puntuale attuazione dei patti sociali, e, non ultimo, una managerialità effettivamente professionale e illuminata e che la “pubblica amministrazione” possa trovare una efficiente organizzazione strutturale del lavoro che valorizzi la funzione dei pubblici dipendenti.
Marco Paolo Nigi