AGGIORNAMENTO DEL 08.07.2015
Alla luce dell’incontro previsto per il 14 luglio p.v. che non sarà certamente unico ed esaustivo, si invitano tutti i dirigenti territoriali, quadri ed iscritti a inoltrare ogni utile riflessione o indicazione in merito.
Il Segretario Generale.
L’attuazione della legge di riordino delle province e la preannunciata riforma della pubblica amministrazione meritano alcune sintetiche riflessioni per riportare la vicenda su un piano di accettabile concretezza e con riserva di specifici approfondimenti con i dirigenti territoriali responsabili.
1) Le Province
Mentre il Governo vara il Ddl costituzionale che elimina dalla Costituzione le province per inserire gli enti di area vasta, il personale delle province stesse è interessato dal più grande processo di mobilità vero e proprio mai realizzato nei comparti del pubblico impiego (circa 15.000 unità).
La situazione presenta peculiarità da provincia a provincia, tuttavia i piani di riassetto risultano accomunati da criticità che saranno ancor più evidenti nei prossimi mesi anche in ragione della stringente tempistica imposta dalla legge Del Rio.
Sta di fatto che sussistono forti preoccupazioni per il personale che risulterà in esubero e che, pertanto, sarà interessato da processi di mobilità o di collocamento in disponibilità ovvero ancora da contratti di solidarietà.
Ma anche per il personale che resterà negli organici degli enti di vasta area si nutrono forti preoccupazioni per l’assoluta insufficienza delle risorse laddove la prossima Legge di stabilità confermi i tagli per 2 e 3 miliardi per, rispettivamente, il 2016 e il 2017.
Si deve convenire, pertanto, con il Presidente dell’UPI il quale ha affermato che “Serve un’operazione verità ……………….. una analisi dei bilanci consuntivi degli Enti di Area Vasta sulla base dei rendiconti 2014 per verificare la situazione reale dei bilanci delle Province ad oggi, fuori dalle teorie economiche e nella concretezza dei fatti, per accertare l’impatto della manovra sui servizi per il 2015 e rendersi conto dell’effettiva sostenibilità dei tagli previsti per il 2016 e 2017”.
Il tutto, manco a dirlo, con la prioritaria attenzione per il mantenimento dei livelli occupazionali e per processi di mobilità “sostenibili”.
2) Abolizione della figura del segretario comunale
La proposta dimostra, ove ce ne fosse ulteriore necessità, che il ceto politico vive su un altro pianeta (nella migliore delle ipotesi).
In un paese in cui la gestione della cosa pubblica risulta non di rado connotata dal malaffare, la soppressione del funzionario al quale è istituzionalmente demandata la consulenza sulla regolarità giuridica e amministrativa delle deliberazioni delle amministrazioni locali e, più di recente, la responsabilità per le misure per il contrasto della corruzione e per la trasparenza, comprova l’estemporaneità della proposta.
Anche il più distratto osservatore della materia avrebbe dovuto rilevare l’inopportunità di mettere mano sui segretari senza un chiaro disegno, visto anche lo sfascio della riforma Bassanini e la conseguente riconduzione della gestione al Ministero dell’interno dopo l’esperienza dell’Agenzia sulla quale può stendersi un pietoso velo.
Attendiamo con preoccupazione in quali termini sarà operata la prospettata soppressione che sembra orientata verso la municipalizzazione degli stessi con buona pace per l’autonomia ed efficacia della loro azione.
Una magra consolazione può trarsi dal fatto che la proposta di riforma della p.a. prevede (un’altra scoperta dell’acqua calda) la reintroduzione del ruolo unico della dirigenza, già previsto dal d.lgs. n. 29/1993 e successivamente soppresso a protezione degli interessi particolari di molteplici settori.
Per tale via si auspica, all’esito della soppressione ed evitata la municipalizzazione, gli ex segretari comunali possano trovare dignitosa ricollocazione in altre amministrazioni, anche centrali.
3) L’accorpamento della società partecipate
E’ noto che molte società a prevalente o totale capitale pubblico abbiano avuto il solo merito di ricollocare politici trombati e moltiplicare le poltrone a disposizione della politica clientelare.
Il programmato accorpamento non può certamente conferire un senso a entità che non ne hanno mai avuto, né hanno ragione di esistere sin dalla loro nascita.
Ma va comunque riconosciuto che il programmato accorpamento potrebbe tradursi sia in un risparmio per le finanze pubbliche laddove sia mantenuto il previsto limite per la composizione degli organi amministrativi e, soprattutto, in un’opportunità di futuro per i lavoratori delle società “inutili”: lavoratori che potranno essere più proficuamente utilizzati con qualche utilità, anche nel loro interesse, all’esito della accorpamento. Ovviamente è importante in fase di accorpamento rivedere qualità e quantità della dirigenza.
4) abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio
La proposta coglie nel segno.
E’ difficile immaginare un effettivo cambiamento quando l’attuazione dello stesso risulta affidato a persone che, per tutta la loro vita professionale, hanno contribuito a mantenere lo status quo.
E’ altrettanto difficile coniugare un serio contrasto alla corruzione allorquando la prassi tuttora in atto è quella di ricercare tutti i modi, legittimi o meno, affinchè molti alti dirigenti pubblici, compresi quelli più discussi, siano irrinunciabili.
Quello che sembra irrinunciabile, a ben vedere, è una certa prassi, è la “inutile” fatica di ricostruire nuove relazioni in caso di avvicendamenti, è la pigrizia e la facile condiscendenza della politica che ha fatto del nostro paese uno dei più arretrati dell’area euro.
Meno encomiabile è l’intento di accreditare che la rimozione dei vecchi dirigenti possa determinare una immissione abnorme di 10.000 giovani nella pubblica amministrazione.
Al di là della scompostezza del gesto che tende, non so con quanta consapevolezza, ad introdurre un’ulteriore elemento di divisione sociale, resta il fatto che non esiste una norma che dispone l’utilizzo di tutte le economie conseguenti al mancato trattenimento in servizio dei dirigenti per finanziare nuove assunzioni le quali, invece, tuttora risultano vincolate da disposizioni normative più che stringenti.
Sarebbe opportuno che la politica, soprattutto quella con incarichi di governo, rinunciasse a certi exploit e percorresse strade connotate da maggiore compostezza e consapevolezza.
Distinti saluti
il Segretario Generale
Domenico De Grandis
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