Pubblichiamo l'editoriale del Segretario Generale Confsal, prof. Marco Paolo Nigi, sullo sciopero indetto per il 1 dicembre 2014.
Lunedì 1° dicembre 2014
Sciopero Nazionale dei lavoratori del pubblico impiego
CONFSAL: l’inevitabile risposta al governo Renzi che disconosce diritti e disagi dei lavoratori
di Marco Paolo Nigi
Lunedì, 1 dicembre 2014, per l’intera giornata, sciopereranno i lavoratori del settore pubblico.
Le forti motivazioni condivise sono:
- il mancato rinnovo dei contratti di lavoro, bloccati al 31 dicembre 2009, con la conseguente grave perdita progressiva del potere di acquisto delle retribuzioni;
- il reiterato blocco del turnover che ha drasticamente ridotto in pochi anni il numero di impiegati, funzionari e dirigenti pubblici, ha causato gravi squilibri agli organici e ha inciso negativamente sull’erogazione dei servizi pubblici essenziali;
- la mancata stabilizzazione del rapporti di lavoro dei precari, la cui presenza in alcune Amministrazioni raggiunge insostenibili indici di concentrazione che non hanno riscontro in altri Paesi dell’Eurozona;
- la sospensione unilaterale, per via legislativa, da parte dello Stato-datore di lavoro degli effetti economici dei contratti in proroga;
- l’invadenza del legislatore, nel dubbio di costituzionalità, in materie contrattuali, quali le prestazioni professionali, le controprestazioni retributive e la mobilità professionale e territoriale.
Ragionevolmente, va riconosciuto che tutto questo mortifica la funzione pubblica, riduce, sia sul piano qualitativo che quantitativo, l’erogazione dei servizi pubblici essenziali, aggrava il disagio economico dei lavoratori, ormai in gran parte nella fascia sociale delle nuove povertà, e cancella il sinallagma contrattuale non rispettando la norma primaria della corrispondenza, da sottoscrivere per via pattizia, fra prestazione e controprestazione.
Ma, incredibilmente, per il Premier Renzi, le legittime rivendicazioni dei lavoratori sono soltanto “scuse” per scioperare e per il Ministro “portavoce del Premier” della Funzione Pubblica, Madia meritano, in nove mesi di governo, due incontri di “cortesia” senza risposte: uno a Palazzo Vidoni con tutte le Confederazioni Sindacali rappresentative e uno, più recente, a Palazzo Chigi solo con alcune Organizzazioni Sindacali.
E c’è di più, il Governo si dichiara inopinatamente sorpreso per la proclamazione dello sciopero!
Il presidente del Consiglio Renzi, con il suo Governo, non sprechi energie per classificare “scuse” le serie e profonde ragioni delle rivendicazioni e delle proteste dei lavoratori pubblici e invece impieghi il suo prezioso tempo per svolgere al meglio la funzione che il Parlamento gli ha affidato per risolvere quelle gravi questioni che i lavoratori pubblici e i sindacati rappresentativi hanno da tempo sollevato davanti alle massime Istituzioni.
Questa è la via, quella del rispetto dei lavoratori e della operatività concreta e giusta che la Confsal, in piena autonomia e con alto senso di responsabilità, indica al Premier Renzi e al suo Governo.
I lavoratori pubblici, Signor presidente Renzi, con l’azione di protesta del 1° dicembre chiedono legittimamente:
- il rinnovo del contratto di lavoro;
- il ripristino del turnover;
- la stabilizzazione dei precari;
- il mantenimento degli effetti economici delle progressioni stipendiali legate alle carriere;
- la cessazioni delle continue e penalizzanti invadenze del legislatore in materia contrattuale.
Le Federazioni Sindacali interessate allo sciopero rivendicano, inoltre, la soluzione delle “specifiche” annose questioni riguardanti le diverse categorie professionali dei lavoratori, che hanno ripetutamente rappresentato al datore di lavoro pubblico, senza avere avuto alcuna adeguata risposta.
Per la Confsal le legittime ragioni dei lavoratori pubblici vanno sostenute con forza e il Consiglio Generale della Confederazione nell’ottobre scorso, con la mozione finale votata all’unanimità, impegnò la Segreteria Generale ad esprimere una decisa e forte azione rivendicativa, di protesta e di lotta su alcune questioni aperte e non risolte, quali quelle sollevate dal settore pubblico.
La nostra Confederazione ha sempre privilegiato la via della proposta e del confronto democratico, nel pieno e corretto rispetto dei ruoli istituzionali, in un contesto di normalità nella tenuta delle relazioni sindacali con il Governo e con tutti i datori di lavoro privati e pubblici.
Ma il Governo Renzi ha introdotto nelle relazioni con i Sindacati stili e modalità molto discutibili e pericolosamente coerenti con la filosofia e la logica politica del “pensiero unico”.
L’inesistenza di reali e proficue relazioni governo-sindacati sembra chiaramente provenire da due “postulati” governativi politicamente e storicamente sbagliati:
- un pregiudizio negativo sul ruolo storico dei corpi intermedi e in particolare dei Sindacati;
- l’incredibile convinzione politica che oggi i Sindacati non si occupano dei lavoratori “deboli” e da tutelare maggiormente.
Da questi presupposti, facilmente confutabili dalla storia sindacale italiana, quella vissuta e testimoniata dai lavoratori, e dalla attuale situazione politico-sindacale che è sotto gli occhi di tutti, il premier Renzi fa derivare l’ineluttabilità della responsabilità politica “unica e salvifica” del Governo, con la conseguente esclusione dei Sindacati dalle politiche del lavoro, del welfare e della previdenza e addirittura, in alcuni casi, del Parlamento dalle politiche generali, attraverso l’abuso della richiesta di fiducia.
Ma se i Premier Renzi non vuole “sentire” le proposte dei sindacati sulle politiche del lavoro e del welfare e su quelle previdenziali e pensionistiche non può evitare di tener in grande considerazione politica le legittime proteste dei lavoratori scaturenti dal grave disagio professionale e economico e dalle reali iniquità sociali, fiscali e contrattuali.
D’altra parte Renzi, con il suo governo, se non ritiene utile “sentire”, meglio “ascoltare”, i Sindacati perde una buona occasione per conoscere l’articolato universo del sindacalismo italiano, che va dagli irremovibili conservatori agli equilibrati e illuminati riformisti.
Ma sembra che anche questa opportunità non interessi il Premier, assorbito dal suo protagonismo politico dagli esisti positivi incerti e, almeno al momento, non riscontrabili nella lettura degli indicatori socio-economici, quasi tutti negativi.
Eppure, per il Governo sarebbe utili trovare preziosi alleati per la migliore formulazione delle riforme strutturali e funzionali. In particolare sarebbe utile trovare nei corpi intermedi e nei sindacati “riformisti” soggetti protagonisti attivi a sostegno del varo di riforme giuste e utili e della loro corretta attuazione per il lavoro, il welfare, il fisco e la previdenza.
Il mancato coinvolgimento dei Sindacati “disponibili” a discutere senza pregiudizi costituisce un ulteriore danno per il nostro Paese che un governo “illuminato” dovrebbe scongiurare, cambiando gli stili relazionali con il lavoratori organizzati.
La Confsal, con le sue Federazioni aderenti, non può esimersi dal rivendicare il suo ruolo storico e attuale di Sindacato libero e autonomo, svolto con responsabilità, coerenza e efficacia, nella distinzione e nel rispetto dei ruoli istituzionali.
Pertanto, la Confsal, con la forza del suo patrimonio storico e dell’attuale fattiva e operosa presenza politico-sindacale, propone ai lavoratori del settore pubblico l’inevitabile azione di sciopero, programmato per l’intera giornata di lunedì, 1 dicembre p.v..
Ora, la parola e l’azione passano ai lavoratori nel dare una adeguata e significativa risposta al Governo Renzi, che ha scelto la via politicamente immotivata della “rottura” con le legittime rappresentanze dei lavoratori.
Pertanto, ai lavoratori del settore pubblico va il nostro responsabile appello per una convinta e ampia partecipazione alla inevitabile massima azione di protesta e di lotta per l’affermazione di primari, sacrosanti e inviolabili diritti, riguardanti il corretto svolgimento professionale di funzioni pubbliche e una retribuzione corrispondente alla complessità e alla onerosità della prestazione lavorativa.
Cordiali saluti
Il Segretario Generale
Prof. Marco Paolo Nigi