Abbiamo atteso alcuni giorni ad inserire la notizia sul sito con il chiaro proposito di denunciare anche, ne eravamo certi, l’assordante silenzio da parte di tutti coloro a cui è stata indirizzata, stampa compresa.
Meno male che si vogliono cambiare le cose. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con il suo Gattopardo pubblicato postumo ad un anno dalla sua morte, è attuale oggi più che mai.
Prot.765/diccapAALL/2014 Roma, 20.06.2014
All’On. Sindaco
Roma Capitale
Fax 066784239
All’On. Vice Sindaco
Roma Capitale
Fax 066795538
All’On. Ministro Funzione Pubblica
Fax 0668997188
All’Aran Comparto contrattazione 2
0632483212
CGIL FP Roma
Fax 064684360
CISL FP Roma
Fax 0623329469
UIL FPL Roma
Fax0683517072
Diccap Settore Polizie Locali Roma
Fax 06233222638
CSA Regioni e Autonomie Locali Roma
Fax 065744717
Egr. coordinatore RSU Roma
Fax 0623329469
Ai sig.ri Componenti eletti liste USB PI
Fax 067628233-0683391725
Agli organi di stampa Messaggero Roma
Fax 064720446
Il Tempo Roma
Fax 0667588324
LETTERA APERTA AL SINDACO MARINO
On.le Sindaco, pur se non richiesto, voglio offrire il contributo dell’o.s. che mi onoro di rappresentare per chiarire taluni aspetti della nota vicenda del salario accessorio di Roma Capitale: vicenda che, nonostante gli scioperi e i proclami, è tuttora ricoperta, almeno a mio sommesso avviso, da una coltre di ipocrisie e omertà che impedisce anche un sincero e realistico approccio ai problemi e la prospettazione di soluzioni non dico condivise, ma almeno plausibili.
Si è tentato, infatti di ricorrere a strumenti che, già ex ante, con ogni evenienza si palesavano del tutto inidonei al fine e, quindi, al solo scopo di simulare la disponibilità di una soluzione in realtà non ancora rinvenuta. Attraverso il procedimento di interpretazione autentica si vorrebbe, a mio sommesso avviso, in realtà, novare il ccnl atteso che non c’è nessuna disposizione contrattuale la cui interpretazione risulti controversa, né l’interpretazione autentica avrebbe potuto introdurre una deroga a norme cogenti di legge quali quelle dettate sul punto dal d.lgs. 150/2009.
Analogo discorso vale per la prospettata circolare che, del pari, non può novare la legge.
Vengo al dunque.
I. La prima questione, è di metodo, e investe le modalità di gestione delle relazioni sindacali: non può immaginarsi di raggiungere qualsivoglia risultato degno di considerazione se le riunioni della delegazione trattante non sono sorrette da un preventivo atto di indirizzo idoneo legittimare la parte pubblica e a dare un senso al confronto e alla contrattazione? In concreto sono pervenute una teoria di convocazioni, spesso con preavviso di poche ore, con all’ordine del giorno punti di tale genericità da legittimare, se ne avesse l’ambizione e il tempo, la trattazione di qualsivoglia argomento.
II. La seconda questione sono gli attori di questa vicenda: la gestione del personale è per legge una prerogativa di esclusiva pertinenza della dirigenza e, conseguentemente, è a quest’ultima che vanno doverosamente ascritte le responsabilità del caso. Quella che stiamo vivendo è una fase di crisi che ha determinato e sta determinando una serie di ricadute negative sull’utenza, sui dipendenti e per l’attuazione del programma di governo della Sua sindacatura. Ma cosa dobbiamo ancora vedere prima di vedere alla sostituzione dei dirigenti responsabili ? Invece tutti i dirigenti che hanno determinato tutto questo sconquasso sono ancora al loro posto e al contempo si continua a sanzionare i dipendenti per comportamenti infinitamente meno gravi.
III. La terza questione, il merito: ma con quale autonomia e libertà di giudizio Lei confida che questi dirigenti possano mai indicare la soluzione a un problema che loro stessi hanno determinato ? E’ ragionevole incaricare costoro di una missione impossibile, quale quella di rimettere insieme i cocci di una vaso che loro stessi hanno rotto ?
IV. E’ mai possibile, o almeno ragionevole, che il punto fermo di tutta questa vicenda sono i conguagli che prima o poi, almeno andando di questo passo, i lavoratori si troveranno in busta paga ? Il salario accessorio fin qui corrisposto ha compensato lo svolgimento di mansioni aggiuntive, l’assunzione di rischi, di disagi e/o di turni che i lavoratori hanno affrontato nel convincimento di percepire la controprestazione, ovvero il salario accessorio, secondo una elementare quanto irrinunciabile regola che informa qualunque contratto a prestazioni corrispettive, non escluso quello di lavoro.
V. D’altronde i lavoratori erano in buona fede mentre i dirigenti sapevano bene che quei contratti che hanno stipulato o comunque assentito erano nulli quindi è doveroso che questi dirigenti siano invitati a risarcire il danno prodotto. Ovviamente non potranno risarcire l’intero, ma solo il fato di averli chiamati a rispondere, tagliare le loro retribuzioni di posizione e di risultato sarebbe il segno di un cambiamento tante volte annunciato e mai avviato.
VI. Un’ultima breve notazione: il d.lgs n. 150/2009, meglio noto decreto Brunetta, non contiene tutte le soluzioni al problema: laddove, come nel caso di specie, un contratto decentrato disattenda la legge o il contratto collettivo nazionale, il contratto decentrato è nullo e che, quindi, quello che è stato pagato in esecuzione dello stesso va restituito. Ma questa soluzione del prof. Brunetta è troppo facile e, soprattutto troppo ingiusta: il lavoro, che è principio fondante della Repubblica, va retribuito comunque e sempre, senza conguagli o altri escamotage dell’ultim’ora perché quello è l’unico modo per onorarlo, perché, al di là di tutto, è l’unica cosa onorevole in tutta questa triste vicenda.
Buon lavoro.
Il Coordinatore Generale Diccap
Domenico De Grandis